L’terapia cranio sacrale consiste in una delicata manipolazione manuale non invasiva del cranio e del sacro, con il fine di normalizzare alterazioni del movimento spontaneo delle ossa della teca cranica.
Il meccanismo alla base della tecnica cranio sacrale è ipotizzato derivare da fluttuazioni ritmiche del liquido cerebrospinale che si trasmettono alle ossa craniche e al sacro attraverso le membrane durali. In letteratura, la ricerca nell’ambito dell’efficacia della terapia cranio-sacrale è fonte di dibattito e le basi razionali scientifiche sono state spesso messe in discussione, sia per quanto riguarda il meccanismo responsabile del movimento percepito palpatoriamente, sia per quanto riguarda l’effetto specifico dei trattamenti.
Due nuove ricerche pubblicate da AIMO affrontano nello specifico queste due questioni.
I due studi pilota di AIMO su osteopatia e terapia cranio sacrale
“Trattamento osteopatico cranico ed effetti legati allo stress sul sistema nervoso autonomo misurato da marker salivari: uno studio pilota”
Il primo studio, pubblicato sul Journal of Bodywork & Movement Therapies e realizzato da A. Abenavoli, F. Badi, M. Barbieri, M. Bianchi, G. Biglione, C. Dealessi, M. Grandini, C. Lavazza, L. Mapelli, V. Milano, L. Monti, S. Seppia, M. Tresoldi e A. Maggiani, sembra confermare ricerche simili che dimostrano come le tecniche craniali abbiano un effetto specifico sull’attività del sistema nervoso autonomo.
Dalla letteratura è stato dimostrato che bilanciare la funzionalità del sistema nervoso autonomo contribuisce al miglioramento della capacità del corpo di regolazione fisiologica, aumentando il rilassamento dei tessuti e riducendo il dolore cronico.
Lo studio intendeva verificare se l’effetto di una tecnica craniale specifica (la compressione del quarto ventricolo) rilevasse una modifica dell’attività dell’enzima alfa amilasi contenuto nella saliva, la cui secrezione è regolata appunto dal sistema nervoso autonomo. Si è evidenziato come la secrezione aumenti maggiormente nei soggetti trattati con la tecnica craniale, rispetto a quanto avviene in soggetti trattati con una tecnica fittizia o non trattati.
“Studio pilota sulla compressione delle giugulari (manovra di queckenstedt) per la percezione dei movimenti delle ossa del cranio”
Il secondo studio, pubblicato su The Journal of the American Osteopathic Association a cura degli osteopati Alessandra Abenavoli, Stefano Pisa, e Alberto Maggiani, indaga invece sui possibili meccanismi alla base del movimento delle ossa della teca cranica. L’obiettivo era verificare se un aumento della pressione del liquido cerebrospinale tramite una manovra specifica – il Q. test che consiste in una leggera compressione delle giugulari – poteva essere percepito palpatoriamente da operatori esperti.
Gli osteopati coinvolti, bendati, hanno palpato il cranio di alcuni soggetti valutando eventuali variazioni nel movimento. Durante la palpazione erano coscienti che potevano essere state effettuate manovre specifiche sui soggetti, ma non erano a conoscenza di quando queste manovre erano state effettivamente eseguite.
In definitiva, le misurazioni hanno rilevato che durante l’esecuzione della manovra gli osteopati percepivano effettivamente una variazione del movimento cranico. Il risultato potrebbe confermare che, come affermato dalla teoria craniosacrale, il movimento percepito a livello cranico dagli osteopati sia dovuto alle fluttuazioni ritmiche del fluido cerebrospinale.
A cura della Prof.ssa Alessandra Abenavoli PhD, DO – Dipartimento Ricerca AIMO